Favola dopo la pioggia
C’era una volta una collina. E c’era un arcobaleno sulla collina. Di notte, di giorno, con la neve e col sole, con la pioggia ed il vento, l’arcobaleno non andava mai via. Restava lì, lieve immobile, senza tempo. Ed era speciale, rivolto all’insù, come un sorriso.
Gli abitanti della collina ne andavano fieri, lo amavano, ne traevano forza, luce, gioia.
Una notte, mentre ognuno dormiva nella propria casa, fu svegliato da colori e odori forti e vivi, come d’estate. Erano i sogni di ognuno che facevano ingresso nella case e si adagiavano sul letto per poter abbracciare il sonno di ogni abitante. Ma ci fu chi si spaventò e gridando fece fuggire i sogni, lanciandogli contro obiezioni di ferro che li tramortirono e li resero troppo lenti per volare lontano. Altri risero forte, risero di quei sogni entrati nella loro casa, risero talmente forte che i sogni divennero sordi. Altri ancora gli lanciarono addosso il fuoco delle verità vigliacche, e li resero ciechi.
Il mattino dopo l’arcobaleno si girò all’ingiù.
Fu un grande dolore, la tristezza invase gli occhi le mani le case di tutti. Furono convocati maghi, dottori, scienziati, pittori, ma nessuno trovava spiegazioni. Una notte arrivò fin sulla collina una donna piccola piccola, con mani piccole piccole e occhi grandissimi. Tutti erano radunati nella piazza disperati per l’arcobaleno. La donna piccola piccola chiede di parlare. Erano tutti così disperati che l’ascoltarono. E la donna piccola piccola, alzò verso il cielo le mani piccole piccole e negli occhi grandi grandi l’arcobaleno si specchiava ed era all’insù, di nuovo come un sorriso. Tutti guardarono negli occhi della donna e furono sollevati nel vedere finalmente l’arcobaleno come prima, ma poi guardando in cielo, l’arcobaleno restava all’ingiù. E tutti si aspettavano grandi spiegazioni ma con una voce piccola piccola la donna disse soltanto “Qualcuno di voi ha lottato contro i sogni”. La gente delusa si allontanò e tutti rientrarono nelle case dicendo è una pazza.
Da allora l’arcobaleno restò rivolto all’ingiù
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